Come dimostrano tutte le ricerche scientifiche degli ultimi anni, l’orientamento sessuale non è una condizione immutabile e scontata. E’ pertanto compito di tutti noi smontare quei preconcetti che ci connotano come cittadini di una società omofoba e triste e contribuiscono a rendere dolorose le relazioni, l’identità e la vita di molte persone. L’orientamento sessuale è una caratteristica identitaria che ha un significato profondo per le persone; la sua limitazione psicologica, culturale o giuridica infligge quindi ad esse gravi danni psicologici. Condivido dunque volentieri il seguente articolo della collega Brunella Gasperini pubblicato su D di Repubblica. In esso vi sono espressi alcuni punti inconfutabili sul piano scientifico ma, come possiamo purtroppo osservare tutti i giorni, non ancora sedimentati nella nostra cultura.
Si nasce, si diventa o si sceglie di essere etero, omo o bisessuali? La maggior parte degli studiosi ha più volte messo in evidenza la molteplicità degli aspetti che concorrono, fin dalla nascita, nel determinare il sesso dal quale siamo attratti. E forse rimane sempre qualcosa di inspiegabile e di misterioso riguardo la direzione del nostro desiderio, delle nostre fantasie, della nostra sessualità. L’orientamento sessuale deriva infatti da una delicata combinazione di fattori genetici e ambientali. Ed è ben più complesso, variabile e “colorato” di quanto si pensi.
Era il 1948 quando il biologo sessuologo Alfred Kinsey, sulla base dei risultati di una vasta inchiesta statistica sul comportamento sessuale della popolazione statunitense, dichiarò che l’orientamento sessuale non è una condizione immutabile, piuttosto una collocazione spesso dinamica, lungo un continuum di possibilità. Successive ricerche hanno poi permesso di approfondire questi aspetti e di mettere in luce una fluidità ancora più ampia. Vediamo alcuni risultati interessanti.
1. L’orientamento sessuale è il risultato dell’interazione di fattori biologici, genetici, ambientali e culturali. Non è biologicamente preordinato in modo rigido verso un dato sesso, ma solo indirizzato con una preferenza, in modo più o meno rilevante, nella maggioranza dei casi, in senso eterosessuale. Rimane un certo grado di fluidità potenziale, che permette lo svilupparsi delle differenze, in base a processi di apprendimento ed eventi di vita.
2. Non siamo sessualmente orientati in modo stabile e unico ma possono determinarsi dei cambiamenti. Ci sono persone che vivono anni da eterosessuali e poi sperimentano, in alcuni periodi, cambiamenti nell’attrazione sessuale, nelle fantasie e nel desiderio. Questa instabilità riguarda gli eterosessuali così come gli omosessuali.
3. Ci sono motivi per pensare che in assenza di pressioni sociali, condizionamenti culturali ed educativi di una società che sostiene e favorisce la direzione etero, probabilmente una proporzione di popolazione molto più vasta esprimerebbe un orientamento sessuale diverso. È un dato appurato inoltre che le persone che hanno rapporti di natura sessuale, in modo occasionale o continuativo, con una persona dello stesso sesso, sono molte di più delle persone che si definiscono omosessuali;
4. Omosessuali ed etero non sono categorie distinte, nemmeno dal punto di vista genetico. Nonostante l’accanimento di qualche “ricercatore”, nessun gene dell’omosessualità è stato fino a oggi isolato. Inoltre le etichette etero, omo e bisessuale sono ormai considerate inadeguate per esprimere l’ampia gamma di possibilità degli orientamenti sessuali. Non tutti siamo esclusivamente attratti da un genere o in misura uguale da entrambi. Sono solo schemi grossolani che inquadrano e riducono una realtà ben più complessa.
5. Le donne mostrano una maggiore flessibilità nel proprio orientamento. Diversi studi evidenziano una maggiore probabilità che le donne siano bisessuali piuttosto che esclusivamente omosessuali, mentre negli uomini si verifica il contrario. Le donne non eterosessuali tendono di più a considerare il proprio orientamento sessuale come flessibile, in alcuni casi “scelto”, mentre gli uomini più spesso lo vivono come innato e immutabile.
6. Alternative di orientamento sessuale riguardano statisticamente più i maschi per poi rimanere abbastanza stabili nel tempo, rispetto a quello che avviene nelle femmine. Percorsi geneticamente innati sembrano esserne le cause, insieme ad elementi legati alla più elevata rigidità dei ruoli di genere culturalmente imposti agli uomini nella nostra cultura.
7. L’ipotesi – smentita dagli studi – che l’orientamento sessuale sia immutabile e che si nasca orientati verso un dato sesso, sembra rendere più facile l’accettazione sociale dell’omosessualità in una società, come la nostra, ancora omofobica.
8. Non esistono evidenze scientifiche che l’orientamento sessuale possa essere modificato volontariamente. L’American Psychological Association ha escluso che sia possibile modificarlo utilizzando forme di terapia psicologiche o religiose. Non a caso, le cosiddette terapie riparative orientate agli omosessuali falliscono clamorosamente.
9. Non c’è alcuna prova scientifica legittima che dimostri che vivere una sessualità diversamente orientata rispetto alla maggioranza, significhi aver subito traumi infantili, deficit educativi, rapporti difficili con i genitori o con l’altro sesso. Così come non è stata trovata nessuna correlazione tra orientamento sessuale e psicopatologia. Fino agli anni 70 del secolo scorso l’omosessualità era contemplata come deviazione sessuale nel DSM, il manuale diagnostico statistico di riferimento della psichiatria. Oggi questa voce resiste solo nel pregiudizio.
10. L’orientamento sessuale è una caratteristica radicata che ha un significato profondo per gli individui: è espressione di sé. La sua limitazione psicologica, culturale o giuridica infligge gravi danni psicologici.